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Tra poco più di due mesi apriranno i cancelli di Expo2015, l’Esposizione Universale che quest’anno avrà come slogan “Nutrire il Pianeta”: una vetrina che mette in bella mostra un modello di sfruttamento e devastazione dei territori e delle esistenze; la macchina Expo poggia su lavoro gratuito di moltissim* giovani, portando avanti un paradigma di precarietà e sfruttamento che si dispiega a livello nazionale. Tutto questo avviene a Milano, una città radicalmente trasformata dai progetti di speculazione e dalle imponenti opere costruite in vista del grande evento: metri cubi di cemento, che hanno richiesto sgomberi, sfratti, demolizioni, retate ed espulsioni, per escludere dai quartieri destinati ad Expo tutti i soggetti che non erano “presentabili” e “attraenti” per i turisti che sperano di attirare: migranti, sex workers, pover* e tutt* coloro che hanno scelto di opporsi alla macchina di Expo2015.
Da un lato vedremo esposte al suo interno tutte le grandi multinazionali del cibo, che sfruttano la terra e le popolazioni a cui è stata sottratta, e dall’altro la strumentalizzazione a fini propagandistici di immaginari, identità e rivendicazioni.
Il progetto Women for Expo, con il suo padiglione, darà spazio alla grande campagna mediatica vòlta ad imporre due modelli di emancipazione e centralità per le donne: da una parte la madre della vita e della terra, naturalmente predisposta alla condivisione, all’altruismo e al nutrimento e dall’altra la donna imprenditrice, la cui emancipazione si manifesta esclusivamente nell’esercizio di potere all’interno del modello capitalistico.
Ma Expo non si limita a questo, nel tentativo di trovare più consenso possibile e di espandere il target commerciale, strumentalizza il bisogno di riconoscimento ed emancipazione di lesbiche, gay, trans e queer, proponendo loro un mercato dedicato, fatto di iniziative, locali e quartieri friendly costruiti a tavolino, che hanno il solo scopo di intercettare una redditizia fetta di mercato. Destinatari di questi progetti sono quasi esclusivamente uomini gay di reddito medio alto e di origini occidentali.
Se questo progetto parlano ad una parte di mondo lgbt c’è tutta un’altra miriade di soggettività che vengono automaticamente escluse e negate. Sono quelle più scomode, meno redditizie che vivono una quotidianità di oppressione e discriminazione, d’invisibilità culturale e legislativa, di marginalizzazione ed espulsione dal mercato del lavoro.
A questo si aggiunge il progetto di Expo di Cascina Triulza , uno spazio in periferia nord di Milano, dove dare visibilità alle associazioni della “società civile”, tra cui alcune associazioni lgbt e di donne, così da dare un minimo di contenuto sociale al logo Expo2015, a cui oggi la maggior parte delle cittadini e cittadini associa solamente mafia, corruzione e tangenti.
Lo sfruttamento della terra e l’oppressione di genere mostrano la crisi evidente di questo modello sociale ed economico: Expo li rimette al centro del discorso strumentalizzandone i bisogni e rinchiudendoli in una cornice ben definita, funzionale al mantenimento del sistema capitalistico.
Noi siamo donne, trans*, sexworker, migranti, gay, lesbiche, queer e femministe e vogliamo riappropriarci della nostra Città perché la visibilità, l’agibilità e la sicurezza di questa città è fatta anche dai nostri corpi che la attraversano. Contestiamo il sistema di valori di cui Expo si fa portatore e rivendichiamo la libertà di vivere, amare, giocare, performare il nostro genere, i nostri desideri non conformi, la nostra sessualità e le nostre relazioni con gioia e trasparenza. Chiediamo riconoscimento per le molteplici reti di affettività di cui facciamo parte. Chiediamo reddito garantito per le nostre vite precarie. Rivendichiamo il diritto di liberare spazi e luoghi di confronto e di agibilità politica.
A dicembre 2014 c’è stato a Milano un primo incontro tra diversi collettivi femministi e lgbit*q da alcune città italiane, che aderendo al percorso generale contro Expo e alla May Day del 1° maggio, hanno però deciso di costruire anche una giornata di mobilitazione di donne e soggetti lgbit*q, un NoExpo Pride.
Per continuare la costruzione di questo percorso, ci sarà un secondo incontro pubblico a Roma, domenica 15 marzo dalle 10 alle 17, così strutturato:
ore 10.00 colazione tutt* insieme e riscaldamento muscolare
ore 10.30 (plenaria) riassunto delle puntate precedenti e report dei collettivi su come Expo sia presente nelle varie città (luoghi particolari di pubblicizzazione dell’evento, partnership, date di incontri/convegni, ecc…) e sui processi di strumentalizzazione e normalizzazione delle identità e delle sessualità presenti nei territori.
ore 11.30 tavoli di discussione:
– come portare il NoExpo Pride in tutte le città ( campagne, giornate di lotta condivise, parole d’ordine…)
– giornata del NoExpo Pride (data, contenuti, modalità di scendere in piazza…)
ore 14.00 pranzo e riposino
ore 15.00 (plenaria) report dai tavoli discussione su come articolare la campagna e sulla pubblicizzazione/comunicazione.
Ore 17.00 saluti e baci
L’assemblea verrà ospitata nello spazio occupato e autogestito dalle Cagne Sciolte, in Via Ostiense 137.
Per raggiungere lo spazio con i mezzi pubblici, metro b (da stazione termini o tiburtina in direzione Laurentina), fermata Garbatella.
Per info: noexpopride.noblogs.org e Fb: We-Women fuor d’Expo/ NoExpo Pride
Per ospitalità e informazioni logistiche sulla giornata del 15 marzo 3939291951
Femministe, froce e queer verso il NoExpoPride 2015.